INTERVIEW

REGGIO STORIA

December 2017

IDENTIKIT DI UN PITTORE REGGIANO
10 DOMANDE A ENRICO MAGNANI

Enrico Magnani (1972) è un artista reggiano che si muove da anni in un panorama internazionale. La sua prima esposizione si è tenuta a Milano nel Novembre 1997. Fino al 2006 ha lavorato come pittore figurativo e dopo un periodo di transizione è diventato un artista esclusivamente astratto. Le sue originali opere astratte lo hanno rapidamente portato all’attenzione internazionale e sono state presentate in musei, fondazioni, gallerie private e istituzioni pubbliche in Europa e Stati Uniti.

Approvato definitivamente all’arte dopo un eclettico percorso che lo ha visto per anni anche ricercatore scientifico nella fusione nucleare, ad un certo punto della sua carriera Magnani ha sentito l’esigenza di servirsi dell’arte per poter procedere in quei sentieri angusti della conoscenza dove la speculazione puramente razionale non basta, ed è quindi necessario attingere anche all’emozione, a quell’intuizione non irrazionale, ma “diversamente razionale” che solo l’arte, a un certo livello di sviluppo, permette di esprimere.

“Attingendo alle più antiche tradizioni spirituali dell’oriente e dell’occidente, Enrico Magnani, con le sue opere, mette in scena il contrasto interiore dell’uomo tra corpo e anima, tra materia e spirito, tra scienza e mistica. Un percorso millenario attraverso una rielaborazione artistica delle tradizioni che hanno cercato di avvicinare ed integrare la materia e lo spirito per arrivare a comprendere meglio l’uomo e il suo ruolo nell’universo.”

1. La prima mostra visitata?
La prima mostra che ho visitato era allestita in casa mia. Quando sono nato le pareti di casa erano già tappezzate con i quadri di mio padre. Dopo la mia nascita ha smesso di dipingere, quasi mi volesse simbolicamente passare il testimone. All’età di sette o otto anni ho ripreso la sua cassetta con i colori a olio, i pennelli, l’olio di lino e ho cominciato a copiare le immagini dei libri. Nessuno mi ha mai insegnato, me la cavavo bene da solo e da allora non mi sono più fermato.

2. Il primo quadro acquistato?
Negli anni novanta, quando studiavo a Milano, una sera, guardando le televendite di quadri in televisione, mi colpì una grande biografia di Mario Schifano: “Il cavaliere notturno”. Un aereo ad elica che sale nel cielo di notte. Non pensavo che lo avrei mai fatto, ma ho preso il telefono e ho ordinato l’opera. Quando me l’hanno consegnata, sono entrati in casa con due opere anziché una e mi hanno proposto di acquistarne anche un’altra più piccola. Mi piaceva molto anche quella e alla fine le ho comprate tutte e due. Avevo dilapidato tutti i miei averi di studente, ma ero felice, non l’ho mai rimpianto. Sono dei portafortuna e mi ricordano che nella vita, a volte, bisogna fare qualche piccola follia.

3. Un quadro che le ha cambiato la vita?
A cambiarmi la vita non è stato un solo quadro, ma centinaia, migliaia di quadri. A diciassette anni ho vissuto un mese a Parigi, vivevo in pieno centro, vicino alla Torre Eiffel. Di notte andavo in giro per le discoteche e di giorno visitavo i musei. Penso di averli visitati tutti. Mi sono talmente saturato di arte che appena tornato a casa mi sono chiuso in camera mia per una settimana e ho cominciato a disegnare. Uscivo solo per mangiare e poi rientravo. Qualcosa si era acceso in me, il desiderio di dire qualcosa di mio, di fare, di creare, di non essere più un semplice spettatore.

4. Un quadro che vorrebbe regalare e a chi?
Vorrei regalare a ciascun presidente di ogni nazione una delle mie “Bandiere Universal”. Questo è un progetto che è cominciato l’anno scorso. La Bandiera Universal è un’opera che raccoglie su di sé gli elementi archetipici comuni al genere umano: i quattro elementi (Terra, Acqua, Aria e Fuoco), il maschile e il femminile, l’ordine e il caos, la creazione e la vita. Tutti gli uomini possono riconoscersi in questi concetti. Questo potrebbe essere il mio piccolo contributo per un mondo più tollerante e comprensivo.

5. Michelangelo o Leonardo?
Senza togliere nulla al grande Michelangelo, mi sento più affine a Leonardo. Sarà perché nella mia vita l’arte e la scienza hanno convissuto in parallelo fino a pochi anni fa. Ho fatto studi scientifici e sono stato ricercatore nella fusione nucleare. Ad un certo punto della mia carriera però il mondo della fisica non rispondeva più alle mie domande, ovvero: “Cosa c’è oltre la materia, oltre i corpi fisici?” Le emozioni, i sogni, l’amore, non ci sono equazioni che possano descriverle, ciò non di meno sono reali e influenzano pesantemente tutte le nostre vite. Ho continuato a fare ricerca, ma nel mondo dell’indicibile, quello dove le parole contano meno: il mondo dell’arte e dello spirito.

6. Qual è il più bel quadro italiano?
Non so se sia il più bello, ma senza dubbio il quadro italiano che mi ha più impressionato è “Materia” di Umberto Boccioni. Era sulla copertina del mio libro di filosofia quando ero al Liceo, era solo una piccola immagine, mi ha fatto compagnia per anni; poi un bel giorno a Milano, ai tempi dell’università, ho visitato una mostra di Boccioni e inaspettatamente me lo sono ritrovato davanti in tutta la sua possanza. Questa Mater-Materia che mi guardava dai suoi due metri di altezza! L’essere umano può fare grandi cose. Non lo dimenticherò mai.

7. Un quadro da salvare alla fine del mondo?
Chi sono io per scegliere un quadro che rappresenti l’umanità? L’umanità stessa ha già fatto questa scelta da sola. Piaccia o non piaccia, ma il quadro più popolare e conosciuto al mondo è la Gioconda. È qualcosa che ormai è diventato un’icona, una divinità. Se c’è un quadro che rappresenti l’umanità tutta: giovani, vecchi, colti e ignoranti, questo è il quadro. Tutti la conoscono e questo mi sembra un ottimo motivo per darle vita eterna.

8. Quale artista vorrebbe essere?
Gli artisti bravi e di talento sono tanti, ma desiderare di essere un altro artista significa non essere contenti di se stessi. Sarebbe un fallimento dal punto di vista esistenziale. I grandi artisti, come gli uomini di genio in generale, devono servire da stimolo, da luce, da guida per migliorarci, per crescere sul cammino dell’evoluzione personale. Io sono innamorato di tanti grandi artisti, li ammiro, ma cerco in tutti i modi di migliorarmi rimanendo fedele a me stesso, di trovare la mia più profonda e unica essenza.

9. L’ultimo quadro acquistato?
In quanto artista, i quadri dovrei più venderli che acquistarli, ciò nonostante mi piace comprare le opere degli artisti di strada, artisti sconosciuti che ti vendono piccole opere per poche decine di euro. Il mio modo per sostenere l’arte, per dare energia al mondo dell’arte. È poca cosa, lo so, è simbolico, ma mi fa sentire bene e soprattutto faccio felice anche l’artista.

10. Quale quadro avrebbe voluto dipingere?
Credo che se desiderassi dipingere un quadro che è già stato dipinto non ci sarebbe più tensione pittorica in me. Il quadro che si desidera dipingere deve per forza essere “il quadro” per eccellenza. “Il quadro della vita”, e se quel quadro è già stato dipinto da qualcuno tutto si ferma. Penso invece che il quadro che desidero dipingere non sia ancora stato fatto, nemmeno da me e probabilmente mai lo sarà. Se un giorno dipingerò “il quadro della vita” mi fermerò, non avrò più stimoli, più tensione al miglioramento, un po’ come raggiungere l’illuminazione: a quel punto si saluta il mondo e non si torna più.

Rubrica a cura di ADRIANA TOFFANETTI